giovedì 11 giugno 2015

UN TRIANGOLO DI ECCELLENZA

Ho disegnato un triangolo. Ho visitato tre luoghi in terra napoletana, Agerola, Gragnano e Marina Aequa, tre punti in cui ho percepito in modo netto un’eccellenza come elemento distintivo, denominatore comune. Ed è lì che ho preso la matita e ho voluto collegarli fra loro, questi luoghi. Sulla cartina. E ne è uscito un triangolo. A ciascun luogo ho associato un valore, emerso in certi felici incontri che lì ho fatto.


Non posso dimenticare la salita ad Agerola (NA), il cuore dei monti Lattari, quel tratto ricco di panorami mozzafiato, lungo una strada ripida che lasciava alle spalle case sempre più piccole e pareva che a poco a poco si distaccasse da tutto. Questo per poter entrare nel vivo della speciale produzione dei rinomati fiordilatte e provolone del monaco.


Qui, coraggiosamente c’è chi, come l’antica azienda casearia Fior d’Agerola, ha scelto di rimanere a perpetrare una tradizione, mantenendo quelle garanzie di qualità particolare determinate proprio dall'utilizzo di una percentuale di latte di una pregiata razza bovina agerolese.


Tanto inaspettata e appassionante la sequenza della lavorazione del fiordilatte, quanto intrigante  la discesa alla cantina di tufo, dove i provoloni del monaco in stagionatura sono custoditi gelosamente, come in un caveau.

Ma più di tutto mi ha preso il racconto di Gennaro Fusco che questo mestiere lo ama, continua a crederci e a scegliere di rimanere lì, fuori da tutto, ma dentro alle condizioni migliori per ottenere la migliore qualità. Ho letto in lui tutta la forza d’animo di chi ogni giorno mette in conto di organizzare la produzione dei pregiati latticini in modo tale che possano partire in piena notte, per poter arrivare puntuali alle più diverse destinazioni, nord compreso. Un’operazione di logistica impegnativa, anche ai giorni nostri. Immaginarsi com'era ai tempi quando innanzitutto si poneva il problema dei collegamenti, a fronte di una richiesta crescente anche al di fuori del territorio.


A questo proposito la dice lunga la stessa denominazione del provolone, battezzato come “del monaco”, perché per farlo giungere al mercato di Napoli veniva trasportato in barca dai contadini, che indossavano un cappuccio in juta per proteggersi dalla brezza marina.


Di questa esperienza  mi è rimasto, prima ancora dell’idillio per questi formaggi, la lucida e volitiva determinazione di chi intende salvaguardare ad ogni costo un bene prezioso. Ad Agerola, a Gennaro associo la TENACIA, il motore vero del suo essere lì, lo stesso che ha animato chi lo ha preceduto, e sempre! una chiave fondamentale di buona riuscita nelle cose della vita.
Il mio percorso è poi proseguito alla volta di Gragnano prima e Marina Aequa poi, oggetto di trattazione del mio prossimo post!
Simona Vitali

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