Un sole giallo intenso e luminoso mi accoglie
all’ingresso della struttura in cui si svolgerà il Palio del Pettine, a
Gavello, frazione di Mirandola (MO): è questo l’effetto della gioiosa
ambientazione in giallo girasole, resa ancor più briosa da freschi ramoscelli
di melograno, apposti qua e là come decoro.
Non
sfugge al mio occhio una particolareggiata cura nell’allestimento che
conferisce all’insieme aria di festa e quindi piacere di essere lì.
È
la forza prorompente della vita, quella che si arriva ad apprezzare tanto dopo che
quella stessa vita è stata minata, messa a repentaglio.
Era il maggio 2012 quando questa terra è stata colpita prima dal terremoto e pochi mesi dopo da un tornado “che hanno abbattuto le barriere campanilistiche tipiche dei paesi di provincia, rendendo più che mai vero il detto che una mano lava l’altra e tutte e due lavano la faccia”.
Era il maggio 2012 quando questa terra è stata colpita prima dal terremoto e pochi mesi dopo da un tornado “che hanno abbattuto le barriere campanilistiche tipiche dei paesi di provincia, rendendo più che mai vero il detto che una mano lava l’altra e tutte e due lavano la faccia”.
Così
mi racconta Imo Vanni, uno degli ideatori del Palio del Pettine, spiegandomi
come questi paesi si siano sostenuti con l’autogestione e lo scambio di aiuti
che arrivavano dal mondo.
Cose
grosse, punti di non ritorno. Da quel momento è cambiato per sempre qualcosa
nelle persone e, passata l’emergenza, è sorta spontanea la domanda “cosa
possiamo fare per continuare questa solidale situazione?”. È quanto si sono
chiesti Claudio, Ismaele e Vanni, tre amici del luogo.
Se è vero, come è vero, che la cucina unisce, quella era la strada da perseguire.
Se è vero, come è vero, che la cucina unisce, quella era la strada da perseguire.
Bisognava
individuare un prodotto di origine locale e tentare di valorizzarlo. La fortuna
ha voluto che Claudio, nel traslocare materiali dalla sua casa terremotata,
abbia rinvenuto una dispensa che spiegava chiaramente come il maccherone al
pettine, prodotto nelle valli mirandolesi, non aveva le punte (c’era infatti
chi le realizzava in un modo chi nell’altro).
![]() |
Maccheroni al pettine (foto di Lorenzo Guerzoni) |
Ecco
la strada da perseguire, perché no, attraverso la sana rivalità che solo un
palio sa stimolare.
E
così, senza pensarci troppo, nel 2013 è stata messa in piedi, in soli due mesi
mezzo, la prima edizione del Palio del Pettine. Solo dopo si è iniziato ad
approfondire la ricerca e gli studi che hanno portato alla costituzione di un
consorzio, con l’obiettivo di ottenere l’indicazione geografica protetta per il
maccherone al pettine (IGP). La forza del volontariato, che sa agire con saggezza,
devolve il ricavato delle manifestazioni alle associazioni locali post terremoto
e sogna di creare lavoro per i ragazzi
disabili e per chi non ha occupazione.
Le
tre frazioni iniziali - Gavello, San Martino Spino e Quarantoli- sono diventate
sei, in soli tre anni, con l’ingresso di San Giacomo Roncole, Mortizzuolo e
Cividale. Per tutte la produzione di maccheroni è lunga un anno intero, perché varie
sono le manifestazioni in calendario nelle diverse comunità . Il palio non è
che l’espressione più giocosa e sfidante di una rete solidale che funziona…e
che entusiasma i giovani! Come a dire che c’è futuro, eccome se c’è!
Un
sole giallo intenso e luminoso è rimasto alto nel cielo del palio per ben due
giorni.
Ha
portato la gioia e, a chi non era del posto, ha insegnato un po’ a stare al
mondo.
Simona Vitali
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