lunedì 26 ottobre 2015

LA FORZA PROROMPENTE DELLA VITA

Un  sole giallo intenso e luminoso mi accoglie all’ingresso della struttura in cui si svolgerà il Palio del Pettine, a Gavello, frazione di Mirandola (MO): è questo l’effetto della gioiosa ambientazione in giallo girasole, resa ancor più briosa da freschi ramoscelli di melograno, apposti qua e là come decoro.


Non sfugge al mio occhio una particolareggiata cura nell’allestimento che conferisce all’insieme aria di festa e quindi piacere di essere lì.
È la forza prorompente della vita, quella che si arriva ad apprezzare tanto dopo che quella stessa vita è stata minata, messa a repentaglio.
Era il maggio 2012 quando questa terra è stata colpita prima dal terremoto e pochi mesi dopo da un  tornado “che hanno abbattuto le barriere campanilistiche tipiche dei paesi di provincia, rendendo più che mai vero il detto che una mano lava l’altra e tutte e due lavano la faccia”.


Così mi racconta Imo Vanni, uno degli ideatori del Palio del Pettine, spiegandomi come questi paesi si siano sostenuti con l’autogestione e lo scambio di aiuti che arrivavano dal mondo.
Cose grosse, punti di non ritorno. Da quel momento è cambiato per sempre qualcosa nelle persone e, passata l’emergenza, è sorta spontanea la domanda “cosa possiamo fare per continuare questa solidale situazione?”. È quanto si sono chiesti Claudio, Ismaele e Vanni, tre amici del luogo.
Se è vero, come è vero, che la cucina unisce, quella era la strada da perseguire. 
Bisognava individuare un prodotto di origine locale e tentare di valorizzarlo. La fortuna ha voluto che Claudio, nel traslocare materiali dalla sua casa terremotata, abbia rinvenuto una dispensa che spiegava chiaramente come il maccherone al pettine, prodotto nelle valli mirandolesi, non aveva le punte (c’era infatti chi le realizzava in un modo chi nell’altro).

Maccheroni al pettine (foto di Lorenzo Guerzoni)
Ecco la strada da perseguire, perché no, attraverso la sana rivalità che solo un palio sa stimolare.
E così, senza pensarci troppo, nel 2013 è stata messa in piedi, in soli due mesi mezzo, la prima edizione del Palio del Pettine. Solo dopo si è iniziato ad approfondire la ricerca e gli studi che hanno portato alla costituzione di un consorzio, con l’obiettivo di ottenere l’indicazione geografica protetta per il maccherone al pettine (IGP). La forza del volontariato, che sa agire con saggezza, devolve il ricavato delle manifestazioni alle associazioni locali post terremoto e  sogna di creare lavoro per i ragazzi disabili e  per chi non ha occupazione.


Le tre frazioni iniziali - Gavello, San Martino Spino e Quarantoli- sono diventate sei, in soli tre anni, con l’ingresso di San Giacomo Roncole, Mortizzuolo e Cividale. Per tutte la produzione di maccheroni è lunga un anno intero, perché varie sono le manifestazioni in calendario nelle diverse comunità . Il palio non è che l’espressione più giocosa e sfidante di una rete solidale che funziona…e che entusiasma i giovani! Come a dire che c’è futuro, eccome se c’è!


Un sole giallo intenso e luminoso è rimasto alto nel cielo del palio per ben due giorni.
Ha portato la gioia e, a chi non era del posto, ha insegnato un po’ a stare al mondo.


Simona Vitali

Nessun commento:

Posta un commento