mercoledì 27 maggio 2015

IN VIAGGIO SUL PO VERSO EXPO CON IL CAPITANO LANDINI

Mi interrogo, a volte, cercando di dare volti concreti, tangibili a stati d’animo astratti, immateriali come la felicità, la gioia… ecco, se dovessi dare un volto all'entusiasmo non esiterei a dire: Giuliano Landini, il capitano della Stradivari (Boretto, RE), la più grande imbarcazione fluviale d’Italia. 

Motonave Stradivari
L’associazione CheftoChef non ha esitato a riconoscerlo affine alla propria visione  di un viaggio verso l’Expo attraverso tre vie: la via d’acqua, la via Emilia e l’alta via dei parchi.
È ufficiale, Giuliano Landini sarà l’esclusivo compagno di avventura per il viaggio lungo il Po, colui che dal delta del Grande Fiume condurrà la Stradivari, come una grande arca, ad attingere il patrimonio agroalimentare dell’Emilia-Romagna. 

Il capitano Giuliano Landini
Attraccherà, nell’arco di un intero mese, nei più diversi e rappresentativi territori che si snodano tra il delta e Piacenza, fino a consegnare tutto questo sapere del territorio regionale ad Expo. Con una maturata consapevolezza di valore, da parte degli abitanti di questa regione, che scopriranno di non aver ancora conosciuto abbastanza, e da parte dei 50 cuochi  di CheftoChef che, tutti quanti, giocheranno la loro parte in questo straordinario processo. 

I 50 cuochi di CheftoChef (foto Ivano Zinelli)
La cucina d’autore a valorizzare i prodotti locali fra le braccia del Grande Fiume, a bordo di un’imbarcazione che con i suoi interni raffinati e la grande terrazza a cielo a aperto ti fa sentire in crociera. Un sodalizio straordinario al solo pensiero, un’occasione indimenticabile per chiunque deciderà di prendervi parte.
Ma chi è il capitano Giuliano Landini? Certamente uno dei più profondi conoscitori del Grande Fiume, ma soprattutto uno dei più accorati difensori e promotori della straordinaria ricchezza del Po (“portare la cultura del Po fuori dall'argine” sostiene il capitano), e ancora di più delle incommensurabili potenzialità che ha in seno. 


In questo non si rassegna Giuliano e lo farà finché avrà fiato in gola, lui che l’acqua del Po ce l’ha nel suo dna, come ama dire.
La sua carriera è iniziata a 200 km all’ora, a 19 anni, sugli specchi dei più grandi fiumi del mondo con la motonautica, che da generazioni scorreva nel sangue di famiglia. Tre volte campione del mondo e vincitore di un centinaio di gare, Giuliano ha contribuito in tanta parte a fare di Boretto un polo della motonautica. 

Giuliano Landini, campione di motonautica
Amatissimo per quel suo modo di correre grintoso, intuitivo, ha coinvolto, appassionato i suoi concittadini (“Tutto il paese ci seguiva in gara, nei successi e nei momenti dolorosi”). Chiacchierando con Giuliano percepisco che la sua mente è aperta. Su questo deve avere inciso lo spaccato del genere umano che ha frequentato: decine e decine di avversari di nazionalità diverse che lo hanno ospitato nel loro Paese e lui ha accolto a casa sua, battezzata casa dell’ONU. Memorabili le grandi apparecchiate e scorpacciate dei manicaretti della mamma, la signora Gina.

Gara di motonautica
Chiusa la parentesi delle gare è rimasto il legame viscerale di Giuliano con il Grande Fiume e il non riuscire a concepire di distaccarsene. Da qui ha preso forma l’idea di fare realizzare un taxi veneziano e avviare le pratiche per il turismo fluviale. Grazie all'agilità nei movimenti questa imbarcazione riusciva a solcare gli affluenti, ad entrare nei meandri del Po. Finché un giorno, giunto a Mantova, non è stato attratto da una grande imbarcazione attraccata a Porto Catena, la stessa che anni addietro accompagnava festante nelle sue corse lungo gli argini insieme agli amici. 
Scorcio del Grande Fiume da prua
Era il 1975 quando fu varata la Stradivari, aveva tredici anni Giuliano e non immaginava neanche lontanamente che quella motonave un giorno sarebbe diventata sua. I colpi di fulmine giocano questi scherzi, sei disposto a fare follie. E così è stato: la lucida follia di Giuliano e di un amico imprenditore reggiano ha portato all’acquisto, ristrutturazione e ritorno della Stradivari nel suo habitat, nel 2003.
Ma in questa avventura che oggi si perpetra non senza grandi sforzi e tanta, tanta determinazione il capitano non è solo. Mi hanno sempre insegnato che la forza di sussistere in un’impresa ardua non è data da una sola persona. Ci deve essere un contorno che rappresenta la motivazione più vera. In questo caso c’è una donna bella, di raffinata intelligenza e di irresistibile accento francese. 
È France Gravet, la compagna del capitano, lo sguardo di chi ha visto tanta vita e così è : per anni ha operato come interprete in diversi Paesi del mondo. Ora mette a disposizione la sua professionalità sulla Stradivari e quel tocco femminile sempre gradito.

Giuliano Landini e France Gravet
Se Giuliano fa fatica a trasferire cosa rappresenta per lui il Po, tanto sente grande la portata della domanda e abbozza un “mi emoziona sempre”, senza riuscire a trovare bene altre parole, ci pensa Maurizio, il maître di sala, parlandomi de “il Sacro, nel senso di entità a cui si deve rispetto, anche solo nel parlarne. Senza eccessi. Quasi come a non volerlo istigare, il Grande Fiume già troppo deturpato, danneggiato…”
Maurizio, l’acuto osservatore che sa delineare in estemporanea fugaci ritratti di persone o situazioni, per iscritto. Poche righe, significative, che suonano come dediche. Lui osserva, si ritira a scrivere poi torna con un foglio in mano e ti omaggia del pensiero. Mi racconta il capitano che Maurizio fa spesso così con gli ospiti.

Giuliano Landini e il maitre di bordo, Maurizio
Mentre parliamo fa capolino Giacomo, il nostromo, un estratto di vivacità e astuzia. Lo dice lo sguardo che fora e il suo muoversi con grande agilità. Mi viene descritto come l’uomo dagli otto sensi. Percettivo a mille, non gli sfugge nulla, con lui la Stradivari è sotto controllo di giorno e di notte.
Calata in questo equipaggio ci sto proprio bene. Sa accogliere ed è un'inesauribile fonte di informazioni e aneddoti. Non esito neanche un attimo a dire: “Riflettori puntati sul capitano e il suo equipaggio!”. Ci affidiamo alle loro mani esperte per poterci abbandonare all’ascolto di quanto il Grande Fiume ha da dirci mentre, seduti ai tavoli della terrazza, ci  portiamo alla bocca gli inconfondibili sapori di quella terra e con lo sguardo intorno catturiamo attimi irripetibili, fino a sentire che gli occhi brillano. Di estasi  e di commozione.
Simona Vitali

Isola degli internati sul Po, a Gualtieri







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